Il Minnesota Multiphasic Personalità Inventory, elaborato nella prima versione alla fine degli anni ‘30 da Hathaway e Mc Kinley, e pubblicato nel 1940, ed il suo successore MMPI-2 del 1989, a cura di Butcher, Dahlstrom, Graham, Tellegen, è certamente il questionario strutturato di personalità più usato nel mondo, adottato in almeno 45 paesi, con una bibliografia di migliaia di titoli ed un solida base empirica.
La versione del 1989 comprende 567 items espressi come affermazioni su di sé, che riguardano atteggiamenti, interessi, caratteristiche psicologiche, abitudini, convinzioni, disturbi somatici, aspirazioni, considerazioni generali che il soggetto deve siglare come Vero o Falso, o ‘non so’, selezionati da più di un migliaio di items dai quali sono stati eliminati quelli ridondanti o poco significativi, standardizzato, per l’edizione americana, su un campione di 2300 soggetti molto rappresentativi dell’intera popolazione statunitense,
I diversi raggruppamenti degli items permettono di costruire tredici scale di base: tre scale di validità, L (menzogna), F (infrequenza), e K (correzione) e 10 scale cliniche, Ipocondria – Hs o scala (1), Depressione-D o scala (2), Isteria –Hy o (3), Deviazione psicopatica –Pd o (4), Mascolinità-Femminilità –Mf o (5), Paranoia –Pa (6), Psicastenia –Pt (7), Schizofrenia –Sc (8), Ipomania –Ma o(9) ed Introversione sociale –Si o (0)).
Inoltre si distinguono quindici scale supplementari, tra le quali tre nuove scale di controllo, Back F o FB (infrequenza nell’ultima parte del protocollo, oltre l’item 370), VRIN e TRIN (rispettivamente, incoerenza nelle risposte in generale, e incoerenza nelle risposte ‘Vero’), dodici scale relative a problematiche specifiche (per esempio, A- Ansietà, R- Repressione, O-H- Ostilità ipercontrollata, MAC R– Scala dell’alcolismo di Mac Andrew rivista, PK e PS, indici di Disturbo Post traumatico da stress) e quindici scale di contenuto, che raggruppano aree simili (per esempio, ANX-Angoscia, FRS-Fobie, HEA-Problemi di salute, LSE-Bassa autostima, FAM- Problemi familiari).
Il procedimento di costruzione di ciascuna scala di base fu rigorosamente empirico: per ogni scala clinica si è scelto un gruppo di items ai quali il gruppo usato come criterio per quella specifica caratteristica patologica (selezionato con pazienti con diagnosi di un singolo disturbo in modo da evitare sovrapposizioni diagnostiche) rispondeva in modo molto differente dal gruppo di controllo di soggetti normali.
I punteggi grezzi ottenuti per ciascuna scala vengono convertiti in punti T lineari attraverso l’applicazione di una formula che tiene conto della media e della deviazione standard dei punteggi grezzi per ogni gruppo normativo. I punteggi di alcune scale cliniche vengono trasformati in punti T lineari con correzione K, tenendo conto dell’attitudine difensiva del soggetto, espressa dalla scala K.
Per meglio definire e specificare l’elevazione di ciascuna scala clinica, sono state elaborate delle sottoscale (Harris e Lingoes, 1968) che consentono di discriminare meglio quali specifiche variabili psicologiche determinano l’innalzamento della scala: per esempio, la scala D (Depressione) può essere elevata a causa di diversi fattori: D1-Depressione soggettiva, D2- Rallentamento psicomotorio, D3- Disfunzioni fisiche, D4- Inefficienza mentale, D5-Rimuginazione, mentre la scala Pa (Paranoia) può avere un innalzamento dovuto a fattori descritti dalle sottoscale Pa1-Idee persecutorie, Pa2- Suscettibilità, Pa3- Ingenuità.
Sono stati inoltre elaborati due elenchi di Items critici, gli Items critici di Koss e Butcher e gli Items critici di Lachar e Wrobel, che individuano problemi specifici: per esempio, Ideazione depressiva suicidaria o Stato di ansia acuta o Idee persecutorie tra i primi, e Rabbia mal controllata Pensieri ed esperienze devianti, Disturbi del sonno tra gli altri.
Una volta riconosciuto valido ed attendibile il protocollo, attraverso le scale dedicate, l’analisi prosegue con l’interpretazione che si avvale dell’interpretazione per codici (laddove emerga una significativa elevazione di una o due scale rispetto al resto del profilo), poi articolata dal confronto tra i punteggi effettivi riportati dal soggetto ed i punteggi medi riportati dai soggetti con lo stesso codetype: si analizzano le discrepanze significative e le peculiarità delle risposte; l’elevazione delle scale cliniche si precisa meglio attraverso l’interpretazione delle sottoscale pertinenti, e delle scale supplementari e di contenuto. Se invece non si può individuare un codice definito, l’interpretazione analizza direttamente le varie scale: cliniche, supplementari, di contenuto.
Strumento molto utile ed interessante, elaborato da Green e Nichols , è il Sommario Strutturale, che raggruppa i diversi indici ricavati dal protocollo in cluster significativi (sul modello del Sommario Strutturale del Sistema Comprensivo per il test di Rorschach), in modo da evitare sovrapposizioni e ridondanze, ed organizzare i dati, così da facilitare un’interpretazione per aree: Attendibilità, Umore, Attività Cognitiva, Relazioni interpersonali, Altre aree.
Una vera rivoluzione nell’interpretazione del test è quella introdotta dal geniale studioso statunitense Alex Cadwell e sulla sua scorta da altri autori (Levak, Friedman, Finn) che hanno posto in primo piano la centralità del paziente e l’interpretazione dei diversi codetype e profili tipici come espressione di specifiche modalità di adattamento – più o meno efficaci o disadattive- della persona a determinate tipologie di traumi o aspecifiche difficoltà nell’età dello sviluppo.
Questa lettura molto innovativa utilizza quindi l’analisi delle scale e dei loro raggruppamenti tradizionali per superare i classici ‘descrittori’ molto impersonali impiegati dagli autori più classici, talvolta velatamente ‘giudicanti’, arrivando ad una descrizione di tipo empatico e comprensivo del soggetto nei suoi meccanismi di adattamento a vicende traumatiche e nei meccanismi di difesa.